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Channel: Scintille e Piroette » Natale
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Vigilia di capodanno

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Per la prima volta, tutti i bambini, incluso J.B., furono autorizzati a restare alzati a contare i rintocchi dell’orologio alla mezzanotte di Capodanno, un avvenimento eccitante da morire, almeno in teoria. Era anche logorante, poiché alcune associazioni religiose sostenevano che il mondo sarebbe finito il primo giorno del nuovo secolo. I giornali riferivano che lungo le strade di Austin erano in corso manifestazioni di uomini barbuti e scompigliati, vestiti di lunghe tuniche e con cartelloni su cui era scritto: PENTITEVI, LA FINE E’ VICINA. Babbo aveva liquidato la faccenda definendoli un branco di fanatici, Travis invece l’aveva presa sul serio e, dopo averci riflettuto, mi aveva chiesto: “Callie, davvero il mondo finirà stasera?”.
“No, sciocco. Nonno me l’ha spiegato. Il secolo è solo un segno del trascorrere del tempo. Il tempo è una creazione umana, e viene dall’Inghilterra”.
“Ma che succede se finisce davvero? Chi si occuperà di Jesse James? Chi darà da mangiare a Bunny?”
Vedevo una sola via di uscita da quella discussione. “Non preoccuparti Travis. Ci penserò io”.
“Ah, d’accordo. Grazie, Callie”.
Scendemmo alle sei per una cena gigantesca. Il tempo era deprimente, ma in ogni stanza ardevano grandi fuochi. Mamma aveva il volto arrossato, sembrava rilassata, e notai che stava sorseggiando un vino frizzante in apparenza proprio di suo gusto. Più tardi, Babbo fece diversi brindisi e ci rassicurò che non stava per arrivare la fine del mondo; che era un uomo fortunato a essere circondato dalla sua amata famiglia, suo padre, sua moglie, i suoi figli. Aveva un tremito nella voce. [...]
Mangiai metà della mia arancia di Natale con ostentato piacere, suscitando l’irritazione di quanti avevano già finito la loro. Serbai l’altra metà per mangiarla nel secolo successivo. Che gusto avrebbe avuto un’arancia del 1899 nel 1900?
Per le dieci, eravamo ormai tutti esausti e bramosi di andare a letto, ma ben decisi a resistere fino all’ora magica. Alle undici era il momento dei propositi annuali. Mamma tirò fuori quelli vecchi della Bibbia e ce li lesse ad alta voce, tra l’ilarità generale, poi li bruciò nel caminetto. Il mio ultimo proposito era stato di imparare a rammendare e filare. L’avevo fatto nella vita precedente, prima dei caldi mesi estivi in cui io e Nonno ci eravamo riconosciuti a vicenda.
Tentammo di spiegare a J.B in che cosa consistesse un proposito, ma era troppo piccolo per capire. Mamma fece a nome suo il proposito che nel corso dell’anno avrebbe imparato l’alfabeto. Sul Ross espresse il proposito di finire i suoi compiti in tempo. Travis si propose di passare più tempo a giocare con Jesse James. Era impossibile, poiché portava il dinoccolato micino ovunque, infilato nella tasca della sua salopette.
Poi venne il mio turno. Mi alzai, presi il Taccuino dalla tasca e lo aprii all’ultima pagina, quella del mio elenco.
“Non è proprio un proposito. E’ più una specie di elenco.”
Mi schiarii la voce e lessi: “Prima di morire voglio vedere le seguenti cose: l’aurora boreale. Harry Houdini. L’oceano Pacifico o Atlantico. Qualsiasi oceano va bene, non ha importanza. Le cascate del Niagara. Coney Island. Un canguro. Un ornitorinco. La torre Eiffel. Il Grand Canyon. La neve”.

Jacqueline kelly, L’Evoluzione di Calpurnia, Salani Editore


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